Ambiente e riciclo

AMBIENTE ED ECOLOGIA

Ogni azione umana, ogni oggetto fabbricato dall’uomo, sia esso prodotto con materiali giùpresenti in natura o ottenuto invece attraverso trasformazioni industriali, ha come effetto un determinato impatto ambientale.
Valutare il tipo e le modalità di tale impatto è uno dei compiti a cui si trovano di fronte scienziati, ricercatori, uomini politici e semplici cittadini che vogliono avere un ruolo attivo nelle decisioni che influenzeranno il loro presente e il loro futuro.
Prima di valutare in termini generali come si manifesta l’impatto ambientale di una particolare sostanza è opportuno distinguere fra tre livelli ben precisi:

  • l’impatto sull’ambiente derivante dai procedimenti di fabbricazione del materiale (all’interno dei quali si possono includere anche le fasi di estrazione delle materie prime,
    il trasporto, ecc.);
  • l’impatto del materiale stesso una volta trasformato in oggetti d’uso quotidiano;
  • l’impatto che il materiale esercita una volta
    che ha terminato il suo ciclo di vita e diventa un rifiuto.

Per capire qual è l’influenza del PVC nell’ambiente occorre quindi analizzare questi treaspetti ben precisi e distinti.
La fabbricazione del materiale vede impiegato un alto numero di elementi che concorrono nei processi chimici di cui si rimanda a testi più autorizzati e dedicati. E sicuramente, in questa sede, doveroso evidenziare come la produzione di ogni materiale assorba una quantità di energia.
L’analisi, rapportando i costi all’unità volumetrica, viene svolta comparando i prodotti utilizzati dalle industrie per la produzione di serramenti ed accessori.
I dati sotto riportati evidenziano come giù nella prima fase il prodotto PVC richieda una quantità energetica ben inferiore ad altri prodotti: la produzione del PVC crea la formazione di un componente secondario importantissimo come la soda caustica necessaria nei settori industriali del sapone, carta, farmaceutico; inoltre il PVC presenta un costo energetico di produzione molto basso.

Ogni azione umana, ogni oggetto fabbricato dall’uomo, sia esso prodotto con materiali giù presenti in natura o ottenuto invece attraverso trasformazioni industriali, ha come effetto un determinato impatto ambientale.
Valutare il tipo e le modalità di tale impatto è uno dei compiti a cui si trovano di fronte scienziati, ricercatori, uomini politici e semplici cittadini che vogliono avere un ruolo attivo nelle decisioni che influenzeranno il loro presente e il loro futuro.
Prima di valutare in termini generali come si manifesta l’impatto ambientale di una particolare sostanza è opportuno distinguere fra tre livelli ben precisi:

  1. l’impatto sull’ambiente derivante dai procedimenti di fabbricazione del materiale (all’interno dei quali si possono includere anche le fasi di estrazione delle materie prime,il trasporto, ecc.);
  2. l’impatto del materiale stesso una volta trasformato in oggetti d’uso quotidiano;
  3. l’impatto che il materiale esercita una volta che ha terminato il suo ciclo di vita e diventa un rifiuto.

Per capire qual è l’influenza del PVC nell’ambiente occorre quindi analizzare questi tre aspetti ben precisi e distinti.
La fabbricazione del materiale vede impiegato un alto numero di elementi che concorrono nei processi chimici di cui si rimanda a testi più autorizzati e dedicati.
E’ sicuramente, in questa sede, doveroso evidenziare come la produzione di ogni materiale assorba una quantità di energia.
L’analisi, rapportando i costi all’unità volumetrica, viene svolta comparando i prodotti utilizzati dalle industrie per la produzione di
serramenti ed accessori.
I dati sotto riportati evidenziano come giù nella prima fase il prodotto PVC richieda una
La seconda fase è rappresentata dalla trasformazione in serramento. Quindi la materia prima viene estrusa per produrre profili e questi assemblati per la realizzazione di finestre.
I momenti da analizzare sono quindi due:

  1. estrusione;
  2. assemblaggio.

È possibile dare una completa assicurazione sia agli addetti delle lavorazioni che agli utenti finali che il prodotto trattato è completamente stabile, non degrada producendo prodotti dannosi nelle due fasi sopra citate.
Questo è dovuto al fatto che il prodotto (materia prima) viene solamente portato allo stato di rammollimento per la prima fase e semplicemente riscaldato nei quattro angoli del serramento per la seconda fase.
Il rammollimento o il riscaldamento non comporta esalazioni di gas dannosi o degradamento di sostanze.
Da ultimo il prodotto diventa rifiuto e come tale deve essere raccolto e smaltito.
Il PVC è un materiale che vive a lungo.
Questo fatto, di solito, suona come una novità per chi lo sente per la prima volta. È naturale.
Ormai l’immagine del sacchetto del supermercato o delle bottiglie in plastica è così presente nella nostra mente da dare l’impressione che il PVC sia un materiale destinato a un utilizzo molto breve, limitato alle nostre necessità più
comuni e quotidiane.
In realta’ statisticamente è stato calcolato che in Europa il 50% del consumo totale di PVC è assorbito dalle costruzioni, comprendendo l’edilizia pubblica, privata e industriale.
L’impiego di PVC in questo settore è orientato alla fornitura di importanti manufatti quali profili, rivestimenti, pavimentazioni, tubi, raccordi, ecc.. Si può stimare la durata di questi materiali, pensati e realizzati in funzione dei
compiti strutturali che sono chiamati a svolgere, nell’ordine di alcune decine d’anni.
Accanto al settore edilizio, il PVC incontra larghi impieghi nel campo agricolo, negli impianti di irrigazione, nelle serre, nelle strutture di impermeabilizzazione e nel settore dei trasporti, dove è presente in numerose parti delle auto, dei treni e degli aerei.
Più modesti per quantità, ma non certo per qualità e utilità delle prestazioni, sono gli impieghi del PVC in campo medico o come sostituto delle pelli negli articoli d’abbigliamento.
Attualmente, in Italia, l’impiego di PVC negli imballaggi copre circa il 15% di tutto il PVC utilizzato. Se da un lato è vero che la maggior parte di questa quota è costituita da imballaggi a perdere, dall’altro non si può sottacere che questo impiego, caratterizzato da un ciclo di vita piuttosto breve, contribuisce in
misura veramente minima alla multiforme composizione dei Rifiuti Solidi Urbani (RSU).
Contrariamente a quanto si può pensare in seguito a campagne di opinione più o meno informate, il contributo del PVC alla formazione di RSU è limitato infatti allo 0,7% del peso totale.
È una precisazione doverosa in quanto non solo il PVC ha scarso peso nella formazione dei rifiuti, ma la sua eliminazione dagli oggetti quotidiani a favore di altri materiali, necessariamente più pesanti, voluminosi e costosi, porterebbe ad un sensibile aggravamento del problema, e non certo ad una soluzione.
A questo proposito è utile sgomberare il campo da eventuali equivoci ricordando che è più corretto calcolare la percentuale di plastica e di PVC presente nei Rifiuti Solidi Urbani, in base al peso piuttosto che al volume, dato cheil complesso degli imballaggi in plastica può essere facilmente compattato già negli automezzi attrezzati per la raccolta dei rifiuti.

Esistono tre modi per trattare i Rifiuti Solidi Urbani:

  • il confinamento in discariche controllate;
  • il recupero e il riciclaggio di alcune catego
    rie di materiali e il trattamento dei rimanen
    ti secondo le altre modalità.

In questa elencazione non abbiamo voluto citare il caso oggi purtroppo più comune: la dispersione nella natura e lo smaltimento in discariche abusive, con scarso o nessun controllo dell’impatto sull’ambiente.
Oggi la tendenza chiaramente presente in tutti i maggiori Paesi industrializzati è il passaggio graduale dallo smaltimento in discarica al trattamento di termodistruzione.
I motivi di questa scelta sono fondamentalmente due: l’aumento dei costi di gestione delle discariche in seguito all’emanazione di norme tese a proteggere l’ambiente dall’impatto con materiali inquinanti e la difficoltà a reperire superfici sempre più ampie che verrebbero così sottratte ad usi più produttivi quali l’agricoltura e l’edilizia.
L’incenerimento dei rifiuti permette di ridurre lo spazio da destinare a discarico
dell’80%-85% e rende inerti, sotto l’aspetto biologico, i residui della combustione: in pratica sterilizza i rifiuti.
Si deve ricordare che il PVC utilizzato per la produzione di profili finestra può essere riutilizzato ovvero è possibile riciclare il prodotto.
Esistono molteplici usi a tal fine tanto da far immaginare un vero e proprio mercato del riciclato.
La prima, e più importante, fase di riciclo nel settore serramenti può avvenire durante l’estrusione dei profilati in quanto gli scarti rientrano immediatamente nel processo produttivo.

La seconda potrà avvenire recuperando serramenti in PVC attuando una selezione di vetro, gomma e parti metalliche così da ottenere solo il profilato che può essere reimpiegato in prodotti diversificati. Quanto esposto fornisce
una implicazione molto interessante: sarà possibile, nel momento in cui i serramenti in PVC dovranno essere sostituiti, realizzare un sistema di raccolta per evitare la possibile dispersione in ambiente del serramento recuperato.
Il serramento si pone in un contesto particolare ovvero in edilizia,tradizionalmente restiaad innovazioni eclatanti e a variazioni improvvise.
L’edificio ha sempre interpretato il ruolo di sistema durevole come ogni sua singola parte. Durevole indica che i materiali impiegati evidenziano una vita media di utilizzo ma che racchiude il presupposto della loro sostituzione.
I tempi e le modalità variano in funzione di fattori esterni, d’uso e del materiale.
In ogni caso l’edificio non si è mai prestato alla progettazione usa e getta ed infatti l’approccio dell’utilizzatore è molto differente, ad esempio, a confronto con l’automobile o elementi di arredo interno.
Vi è un’importante separazione fra progettazione e utilizzo dell’involucro e del contenuto.
I materiali, il loro uso, la loro durata e successiva sostituzione, indicano il percorso più logico da seguire.
I subsistemi dell’edificio partecipano più al funzionamento con razionalità e tecnologia, ma non alla durata nel tempo.
Il concetto di edificio sostituibile è di derivazione nordica, che ancora non è permeatonella nostra tradizione.
Un componente che permette flessibilità di progettazione è rappresentato dal serramento.
Con i materiali di facciata rientra nell’elenco dei prodotti soggetti a sostituzione o manutenzione.
Le materie plastiche interferiscono con questo concetto in modo anomalo. Da un lato l’opinione corrente li considera materiali poco affidabili, dall’altra oggi possono risolvere molte situazioni di manutenzione altrimenti irrisolvibili. Questa contraddizione supporta anche il serramento in PVC.
Le materie plastiche entrano in questo settore specifico con una derivazione intuitiva e una interessante evoluzione: da tubo a profilo, da
profilo a finestra, da componente a sistema.
Oggi si discute del sistema serramento, di prestazioni, di manutenzione.
Il serramento in PVC è costituito dall’apporto di alcuni materiali quali:

  • PVC: profili e guarnizioni;
  • vetro: vetri semplici o multipli;
  • metallo: ferramenta, viti, rinforzi;
  • gomma: guarnizioni.

La progettazione investe due settori distinti:

  • progetto architettonico: forme profili, di
    mensioni, colori;
  • progetto sistema: dimensioni profili, accessori, tipologie, montaggio, prestazioni.

È interessante pensare il serramento in PVC come componente da montare e da smontare.
Ad oggi poco è stato fatto ma molto è possibile realizzare proprio per la grande flessibilità che è in grado di offrire.
La progettazione del serramento in PVC non è mai stata indirizzata al recupero dei materiali costituenti che deve quindi comprendere anche la fase di smontaggio (oltre all’ovvio montaggio).
Per questo fine ogni singolo elemento deve essere ripensato e questo processo permette di sottolineare alcune caratteristiche che in altro
modo sarebbero state escluse.
Il profilo è la parte principale del serramento in PVC.
Forme e spessori creano la resistenza, le
prestazioni e l’impatto estetico in relazione agli agenti di sollecitazione. Si ricorda l’esistenza (e la necessità) di realizzare profili principali e secondari con caratteristiche differenziate.
All’interno delle aziende produttrici la necessità di utilizzare gli scarti è sorta col nascere delle stesse aziende e quindi è stato ragionevolmente pensato di utilizzarli come base per i profili secondari. Questo rappresenta la prima forma di integrazione funzionale del prodotto.
I profili secondari, si ricorda, sono rappresentati ad esempio, dai fermavetri, stipiti, falsi telai ecc..
Un secondo impiego più interessante è evidenziato dall’utilizzo degli scarti all’interno dei profili principali. Si deve comunque ricordare che lo scarto di produzione è materiale di primissima scelta, non posto mai all’esterno,
con ancora tutte le caratteristiche fisiche intatte. Altro problema è il riutilizzo dei materiali derivanti dal serramento sostituito.
Tralasciando lo smontaggio di ogni singola parte si sottolinea che essendo i profili termosaldati è necessario procedere al taglio con troncatrice degli stessi e sfilare gli eventuali rinforzi metallici. Questo recuperato può essere utilizzato per impieghi con esigenze inferiori come tubi, elementi di arredo o di irrigidimento.
Di più difficile risoluzione sono i riutilizzi di profili coestrusi con guarnizioni realizzati con materiali differenti. La coestrusione è nata come facilitazione per la produzione e quindi nuovo stimolo deve essere la risoluzione del
problema utilizzando la stessa tecnica con una successiva facilità di separazione dei due prodotti in fase di smontaggio.
Non solo la progettazione. funzionale riguarda il riutilizzo, ma anche l’ottimazione delle funzioni di montaggio e relativo smontaggio.
Un esempio può essere il rinforzo interno che oggi viene introdotto nel profilo quasi a forza: forme particolari possono creare camere ad hoc mantenendo inalterate le caratteristiche di contatto. Naturalmente è possibile utilizzare
anche altre parti come gli stessi rinforzi e la ferramenta.
Discorso a parte per i vetri che necessitano di un’analisi più complessa, mentre le guarnizioni normalmente trovano utilizzo in prodotti con caratteristiche completamente differenti da quello considerato.
Un approccio radicalmente differente riveste la problematica manutenzione.
Progettazione funzionale indica anche uno studio preventivo dei costi di gestione del componente dei prodotti da utilizzare per la sua manutenzione e della incidenza di tali prodotti nel possibile riutilizzo del materiale recuperato.
Il serramento in PVC si presenta nella maggioranza dei casi di colore bianco realizzato con un compound apposito che garantisce ottima durata nel tempo. Anzi, studi analitici hanno evidenziato che l’aggressione al materiale da parte di agenti esterni è limitata al solo strato superficiale ridotto al decimo di millimetro.
Questo indica che tutta la parte interna è da considerare come materiale ad alta prestazione anche dopo 10/20 anni di utilizzo.
I serramenti non vengono prodotti solo in colore bianco ma anche con tinte differenti seppure in quantità minima.
Per ottenere profili colorati si utilizzano quattro tecnologie:

  1. rivestimento superficiale con film;
  2. coestrusione;
  3. pigmenti colorati in massa;
  4. verniciatura superficiale.

Il profilo ottenuto con la coloratura in massa può essere trattato come il profilo bianco in quanto i pigmenti utilizzati sono studiati inmodo da non creare problemi di compatibilità con il PVC.
I rimanenti metodi inseriscono nell’eventuale materiale recuperato dei componenti che possono o non possono essere accettati in funzione dell’utilizzazione futura.
Un ultimo argomento di discussione è rappresentato dalla logistica del cantiere.
Il serramento, essendo un componente complesso, richiede una procedura ben precisa per il proprio smontaggio che in parte deriva dalle
tecniche di montaggio o meglio di fissaggio al
vano murario.
Potrebbe essere questo spunto ad iniziare un processo che finalmente modifichi le attuali tecniche di installazione.
Fissare zanche con malte cementizie, silicone, i giunti di separazione, introdurre guarnizioni, sono tutte operazioni tradizionali che richiedono un intervento sicuramente danneggiante.
Ed ecco quindi le basi per modificare tali tecniche con interventi sia nel vano di accettazione che sul serramento.
Inevitabilmente queste variazioni influenzeranno anche le fasi di montaggio, probabilmente in modo positivo. Realizzare un sistema che possa adattarsi ad un tipo di ancoraggio prefabbricato avendo come variabile le dimensioni di interfaccia con il vano è oggi possibile. Questo permette di avere l’intervento dei soli serramentisti, di non avere giunti anomalie di ottenere tempi di montaggio e quindi di smontaggio ridottissimi.
Inoltre si è in grado di rimontare il componente in contemporanea con lo smontaggio del vecchio ottenendo economia di scala note
voli.
L’ultimo passo è rappresentato dalla movimentazione dei recuperati.
La loro gestione è completamente differentedal nuovo intervento in quanto non esiste l’appoggio consistente di un cantiere aperto.
La realtà è quindi rappresentata dall’edificiovissuto e si devono prevedere, se possibile, alcune fasi di smontaggio immediate.
Un’ipotesi perseguibile è di separare il telaio dalla vetratura che in ogni caso avrebbero destinazioni diverse, ottenendo anche il vantaggio di alleggerire l’insieme per il trasporto.
Come conclusione si può affermare che il recupero del serramento in PVC è fattibile.
Unico elemento attualmente non quantificabile è il tempo di durata del componente in quanto non risultano, ad oggi, casi di sostituzione per degrado del materiale in modo così marcato da indurre una sostituzione completa.
La produzione dei serramenti in PVC viene effettuata con regole precise utilizzando attrezzature adeguate, basandosi sul presupposto
dell’esistenza di ‘sistema’.

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