Produzione

Le tecnologie di produzione del PVC sono state oggetto di ricerche approfondite nel corso dei decenni, soprattutto per ciò che concerne il loro impatto sull’ambiente e sulla sicurezza dei lavoratori. Oggi, tutti i moderni impianti di produzione di PVC (sia in Italia che all’estero) utilizzano sistemi di produzione automatizzati e a ciclo chiuso e integrato.Questi sistemi permettono il controllo e il recupero dei sottoprodotti e l’abbattimento delle emissioni inquinanti derivanti dal processo. I sistemi a ciclo chiuso consentono livelli di sicurezza, sia per i lavoratori, che per le popolazioni residenti in prossimità degli stabilimenti, notevolmente superiori a quanto previsto dalla normativa in materia.


Produzione: fase 1

Dai prodotti della sintesi del DCE (dicloroetano) si ottengono per condensazione una fase liquida e una gassosa, oltre, naturalmente, al DCE grezzo. L’acqua di processo, dopo il recupero delle sostanze organiche clorurate e dei residui di catalizzatore in essa contenuti, viene avviata al trattamento biologico, all’uscita del quale essa ha i requisiti di legge per essere reimmessa nel sistema idrico esterno all’impianto. A loro volta, i gas di reazione, dopo il recupero del DCE (sotto forma di tracce) in essi contenuto, vanno ad un impianto di termodistruzione. La purificazione del DCE separa i sottoprodotti più leggeri e più pesanti (le cosiddette “teste” e “code”) i quali vengono poi avviati a recupero con produzione finale di acido cloridrico e muriatico e termodistruzione completa dei furani e delle diossine presenti nella frazione pesante.


Produzione: fase 2

Dal cracking del DCE puro si ottengono, oltre al CVM (cloruro di vinile monomero), anche acido cloridrico e DCE non reagito: separati per distillazione, vengono recuperati e reimpiegati a monte nel processo.

Produzione: fase 3 e 4

Alla fine della fase di polimerizzazione il reattore contiene del CVM che non ha reagito ed una sospensione acquosa (torbida) di PVC. La tecnologia corrente prevede ed assicura il recupero pressoché totale del monomero attraverso le seguenti operazioni, tutte rigorosamente a circuito chiuso:

  • scarico della fase gassosa nel circuito del CVM;
  • estrazione in corrente di vapore (strippaggio) del monomero presente nella torbida;
  • lavaggio e bonifica del reattore. Dopo lo strippaggio il polimero contiene ancora tracce di CVM

questo scende ulteriormente nella successiva fase di essiccamento. Anche in fase di polimerizzazione i vari sfiati finiscono al termodistruttore e l’acqua della torbida all’impianto di trattamento biologico. L’aria di essiccamento, invece, viene immessa direttamente in atmosfera previa depurazione delle polveri in essa contenute.

Nel descrivere le operazioni mirate al recupero dei prodotti e sottoprodotti di reazione si segnalano destinazione finale delle acque di processo (che vengono inviate all’impianto di trattamento biologico) e delle frazioni organiche clorurate (che vanno a termodistruzione con recupero di acido cloridrico), le operazioni di controllo del CVM nonché le fasi di convogliamento in collettore e di incenerimento delle correnti gassose (ad eccezione dell’aria calda di essicamento). Il complesso dei trattamenti in atto negli impianti italiani consente di abbassare la concentrazione degli inquinanti immessi nell’ambiente molto al di sotto dei limiti di legge nazionali o locali (di solito più restrittivi) e talvolta al di sotto delle soglie di rilevabilità analitica.