Rete di Impresa come possibile risposta alla crisi attuale

La rapida diffusione del COVID 19 nel mondo ha messo in difficolta i paesi leader delle economie mondiale quali Stati Uniti, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia ed Italia. Questi paesi rappresentano circa il 60% del PIL globale, il 65% della produzione manifatturiera e il 41% delle esportazioni manifatturiere mondiali.
Le conseguenze sull’economia del COVID-19 quali, e quanto profonde, saranno? cosa possono fare i governi e come le aziende possono reagire?Sono queste alcune delle domande che tutti ci stiamo ponendo in questi giorni e che sono al centro dell’analisi economica.
Mentre a gennaio- febbraio si ipotizzava che il COVID-19 avrebbe determinato un improvviso crollo della produzione cinese, seguito da una sua rapida ripresa non appena il contagio si fosse arrestato, oggi è chiaro che tutte le nazioni subiranno delle conseguenze economiche.
I paesi coinvolti sono oramai interconnessi in termini di filiere cosa questa che rende i destini di queste economie, strettamente legati tra loro.
Una serie di fattori tecnologici, politici e istituzionali hanno incoraggiato le imprese a frammentare a livello internazionale la loro filiera produttiva, promuovendo la delocalizzazione di impianti industriali, l’esternalizzazione di ampie fasi della produzione dei prodotti e il ricorso a fornitori indipendenti localizzati all’estero per l’approvvigionamento di beni intermedi necessari al processo produttivo, in un termine solo globalizzazione.
Allo shock dal lato dell’offerta si affianca uno shock dal lato della domanda. La riduzione della mobilità delle persone (la “quarantena”) e il cosi definito “lockdown” ha già portato ad un aumento del tasso di disoccupazione, una riduzione del reddito disponibile di molti lavoratori, incominciando dagli occupati su base temporanea.
Il minor reddito e le incertezze per il futuro (diffusione del contagio e in quanto tempo raggiungeremo una situazione stabile) ha comportato da parte delle famiglie una maggior propensione al risparmio con conseguente riduzione dei consumi con alcuni acquisti che sono e verranno posticipati ed altri che non verranno più effettuati.
Da considerare inoltre che una minor propensione al consumo porta inevitabilmente ad un minor utilizzo della capacità produttiva degli impianti rendendo per le imprese più difficile ammortizzare i costi fissi. Questo comporterà di conseguenza un aumento del costo per unità di prodotto e una riduzione della spesa per investimenti da parte delle imprese.
Questa pandemia, quindi, dovrebbe mettere in discussione i processi di globalizzazione in atto negli ultimi decenni e dovrebbe quindi spingere le aziende ad elaborare una strategia per rispondere in modo rapido al cambiamento di scenario che oggi hanno di fronte. È necessario ri-ragionare su criteri di organizzazione e collaborazione che possano risultare più efficienti nel garantire alle imprese italiane un futuro competitivo. Molte imprese probabilmente dovranno ripensare il loro modo di lavorare scegliendo anche di collaborare in sinergia per mantenere attiva la produzione della filiera e continuare a garantire la qualità dei propri prodotti e servizi verso i clienti.
Per fronteggiare la crisi e restare competitive in un mercato dominato da grandi concorrenti, la micro/piccola e media impresa deve imparare ad aggregarsi per ridefinire il proprio riposizionamento ripensando la catena del valore, la qualità del prodotto e del servizio da offrire, sia singolarmente e sia inserite in filiere più ampie.
La transizione verso modelli di business di collaborazione e di aggregazione tra imprese sarà fondamentale anche per affrontare la sfida dell’innovazione che l’emergenza sanitaria ha accelerato. Già oltre dieci anni fa si era già parlato di reti d’impresa che promuovevano forme di aggregazione agili e dinamiche, le imprese possono sfruttarne tutti i vantaggi derivanti: ottenere massa critica necessaria per avere maggiore peso contrattuale, partecipare ai bandi regionali, nazionali o internazionali e reperire i fondi necessari per la ricerca e sviluppo dei nuovi prodotti, servizi e processi digitalizzati.
Per esempio, questo inizio di deglobalizzazione potrebbe spingere le micro/piccole e medie imprese ad affrontare insieme la sfida del dopo Coronavirus che le attende attraverso la creazione di “alleanze” con altri soggetti legati al proprio settore produttivo e al proprio know- how. In questo modo le aziende potrebbero essere più competitive su un mercato “più difficile” (maggiore peso contrattuale) e più facilmente accedere a finanziamenti sia per migliorare le attrezzature (partecipazione a bandi regionali, nazionali o internazionali) e costi che per investire in innovazione e R&S (sviluppo di nuovi prodotti e processi).
Due possibili vie per creare alleanze senza perdere la propria identità sono: il Crowdfunding e le Reti di Impresa.
Le due tipologie di alleanze, Reti d’Impresa e Crowdfunding, sono integrabili tra loro portando così ad un aumento sia di opportunità che di bilancio economico.

Crowdfunding

Il Crowdfunding è un modo di raccogliere denaro per finanziare progetti e imprese. Esso consente di raccogliere denaro da un gran numero di persone attraverso piattaforme online (tramite un fundraiser). L’obiettivo è quello di sostenere le piccole e medie imprese ad accedere al credito. Con questo obiettivo nasce l’equity crowdfunding che ha tra gli obiettivi anche il coinvolgimento della comunità online.
Il Crowdfunding copre un mercato piccolo ma crescente anche se nel 2017, in Italia, questa forma di finanziamento ha vissuto una forte accelerazione, con una raccolta di 12 milioni di euro e 50 imprese finanziate. Raccolta che è cresciuta significativamente con oltre 100 imprese finanziate quando è entrato in vigore (2018) il nuovo regolamento Consob per l’equity crowdfunding, che ha allargato a tutte le piccole e medie imprese italiane la possibilità di raccogliere capitali attraverso l’equity crowdfunding (possibilità prima limitata a startup e a Pmi innovative).
l’Italia è il quarto paese in Europa per investimenti in crowdfunding. Guida la Francia con 661 milioni di euro, seguita da Germania e Olanda, rispettivamente con 595 e 279 milioni di euro seguite proprio dal nostro paese con quasi 241 milioni di euro. L’UK da sola rappresenta 7,67 miliardi di euro di raccolta, più del doppio di tutta Europa sommata insieme.
Nel 2019 si registrano in Italia 170 campagne di equity crowdfunding che hanno raccolto circa 65 milioni di euro con un tasso di successo del 75%.
L’equity-Based crowdfunding è un classico finanziamento da parte di soggetti che investono il loro denaro in una società oppure acquistano parte delle sue azioni o delle sue quote. Il meccanismo è estremamente più semplice rispetto ai mercati regolamentati e non regolamentati delle borse valori.
In Italia ci sono oltre 50 piattaforme, ma la grande maggioranza delle campagne è concentrata in poche di esse.

Reti d’impresa

Descrizione e come operano

La disciplina civilistica del Contratto di Rete è del 2009 in cui “due o più imprese si obbligano ad esercitare in comune una o più attività economiche rientranti nei rispettivi oggetti sociali allo scopo di accrescere la reciproca capacità innovativa e la competitività sul mercato”.
Questo definisce un modello contrattuale “puro” di Rete di Impresa.
Per le Reti d’Impresa si sono susseguite nel tempo diverse modifiche alla normativa originaria e la novità più rilevante è la possibilità di divenire Rete “soggetto” cioè senza la necessità di acquisire una soggettività giuridica. La rete “soggetto” si affianca, senza sostituirsi, al modello contrattuale “puro”.
La Rete di impresa in generale è lo strumento giuridico-economico di cooperazione tra imprese mediante sottoscrizione di un “Contratto di Rete” con cui si impegnano reciprocamente, in attuazione di un programma comune, a collaborare in forme e in ambiti predeterminati e attinenti all’esercizio delle proprie attività d’impresa, scambiandosi informazioni e/o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica e/o realizzando in comune una o più attività che rientrano nell’oggetto sociale della propria impresa.

Tali attività, possono essere riassunti in tre tipi:

  • collaborazione tra le parti in ambiti attinenti all’esercizio delle proprie imprese;
  • scambio tra le parti di informazioni o di prestazioni industriali, commerciali, tecniche e tecnologiche;
  • esercizio in comune tra le parti di una o più attività rientranti nell’oggetto delle rispettive imprese.

Lo scopo di accrescere la reciproca capacità innovativa e la competitività sul mercato guida il Contratto di Rete, può essere stipulato senza limitazioni con riguardo:

  • alla forma giuridica(può riguardare società di capitali, società di persone, imprese individuali, cooperative e consorzi);
  • alle dimensioni(coinvolgendo sia le micro sia le piccole e medie imprese; il minimo di contraenti è di due aziende);
  • al luogo(vi possono così partecipare imprese situate in diverse aree territoriali nazionali ma anche estere).
  • alla forma del contratto, potrà essere stipulato per atto pubblico, per scrittura privata autenticata o sottoscritto con firma digitale, seguendo i relativi aspetti giuridici.

Le imprese aderenti ad un Contratto di Rete affidano all’organo comune il compito di svolgere il coordinamento delle attività della Rete in termini di sviluppo commerciale; presentazione di un piano economico e di attività delle iniziative comuni e la stesura di un cronoprogramma annuo. È compito dell’organo comune anche la gestione del fondo patrimoniale della Rete ovviamente qualora sia stato istituito.

 I vantaggi delle Reti di Impresa
L’aggregazione in Reti d’Imprese consente alle aziende di:

  • realizzare economie di scala
  • superare i limiti dimensionali delle singole imprese
  • accedere alla complementarietà di competenze diverse frutto delle diversità delle risorse presenti nelle imprese partecipanti
  • riposizionarsi su un segmento di mercato a più alto valore aggiunto grazie a soluzione integrate.

Le imprese che collaborano attraverso una Rete si caratterizzano anche per la loro capacità di essere in grado simultaneamente di collaborare e competere ottenendo una forte diversificazione delle competenze.

Esempi di esistenti e possibili “Reti d’Impresa” per la filiera del PVC

Esiste già qualche esempio di collaborazione tra imprese della filiera italiana del PVC come, per esempio, l’utilizzo di nano-materiali nelle applicazioni rigide e plastificate o lo sviluppo di nuove formulazioni per la produzione di cavi elettrici.
Di seguito riportiamo alcune possibili temi che potrebbero interessare le aziende italiane e, quindi, portare alla creazione di reti d’impresa:

  • Produttori di compound: migliorare il comportamento al fuoco in tema di acidità dei fumi.
  • Riciclatori: chiudere il cerchio raccolta – selezione – riciclo all’interno del progetto WREP in corso (WREP – Waste Recycling Project – è lo schema pilota di raccolta dei rifiuti post-consumo provenienti dalla demolizione degli edifici e dai centri di raccolta delle Municipalizzate, organizzato e coordinato dal PVC Forum Italia – VinylPlus).
  • Trasformatori e riciclatori: progettare e/o realizzare impianti consortili che siano in grado di migliorare la qualità del materiale post – consumo in modo da poter essere riciclato in prodotti di elevata qualità o realizzare un reale “Closed Loop”, cioè riciclare il PVC post-consumo nello stesso prodotto di partenza.
  • Approvvigionamento di materie prime nuove per ridurre i costi di acquisto. Lo sviluppo di nuove formulazioni porta alla necessità di approvvigionarsi di materie prime innovative. Di solito il costo iniziale è sufficientemente alto da sconsigliare qualsiasi azione da parte di una singola azienda.
  • Proposta cumulata per partecipare ad appalti CAM. Questo in particolare per rispondere alle richieste dei CAM Edilizia per un contenuto medio di riciclato nelle materie plastiche.
  • Partecipazione a bandi regionali/nazionali per interventi di ricerca e sviluppo industriale e sperimentale. Esistono molte tipologie di bandi a livello locale e nazionale che potrebbero permettere di dare supporto economico a idee innovative che coinvolgono diversi attori (aziende, università, centri di ricerca o progettazione, etc..)

PVC Forum Italia è sempre disponibile a dare supporto ai propri associati interessati non solo ad approfondire questa tematica ma anche a creare una “rete” che possa interessare e coinvolgere altre aziende.